Ortodonzia

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Ortodonzia

Il termine “ortodonzia” deriva etimologicamente dal greco antico e significa letteralmente dentatura dritta; negli ultimi anni negli ambienti scientifici questa parola è stata modificata in “ortognatodonzia” dalla composizione di tre parole:

orto dal greco orthós, diritto

gnato dal greco gnáthos, mascella

donzia dal greco odoùs odóntos, dente

questa denominazione più estesa indica i corretti rapporti sia dentali che delle strutture scheletriche (gnato).

Quindi volendo dare una definizione più articolata di ortognatodonzia possiamo dire che è quella branca dell’odontoiatria che si occupa della cura dei rapporti anomali esistenti tra le arcate dentarie e tra le strutture anatomiche ad esse correlate: sistema nervoso centrale, muscolatura facciale e masticatoria e componenti scheletriche.

Le finalità principali del trattamento ortodontico sono quelle di determinare un allineamento corretto dei denti ed una funzione masticatoria efficiente, di conseguenza favorire la salute dei denti[1] e del loro apparato di sostegno; inoltre il trattamento ortodontico dovrà avere l’obiettivo di migliorare l’armonia del volto del paziente e di garantire la stabilità nel tempo dei risultati ottenuti.

Più dettagliatamente possiamo dire che l’ortodontista ha il compito di formulare una corretta diagnosi per prevenire le malocclusioni e per effettuare una corretta terapia dei disallineamenti dentali che provocano alterazioni dell’armonia estetica del volto, si occuperà inoltre, delle condizioni disfunzionali dell’apparato masticatorio e dei disturbi di crescita dei mascellari e di sviluppo della dentizione.

La pratica ortodontica si basa sull’impiego di apparecchi, fissi o removibili, che producono movimenti guidati dei denti e modificazioni delle strutture scheletriche (ossa della faccia) e dei tessuti di sostegno del dente (gengiva ed osso alveolare).

Quali sono i vantaggi?

Il vantaggio di una terapia ortodontica sono il miglioramento estetico del sorriso,la funzionalità di un’ottima occlusione.
Si prevengono anche carie e parodontopatie grazie ad un allineamento corretto dei denti che facilità la pulizia quotidiana.

Serve a : Correggere i principali difetti ortodontici

Mal occlusione 1° classe

Agli inizi del secolo scorso, il dott. Edward Angle (in figura) studiò i rapporti che intercorrono fra le arcate, osservate in proiezione laterale (di profilo), quando i denti si trovano in contatto occlusale: basandosi sulle posizioni relative dei primi molari permanenti superiori ed inferiori, Angle individuò tre principali modelli di occlusione, delle quali una (I classe molare) può essere considerata normale, mentre le altre due (II classe e III classe molare) descrivono rapporti non corretti (in visione laterale) fra mascellare superiore e mandibola.

Nelle prime classi, la cuspide mesiale vestibolare (quella verso la parte anteriore della bocca) del primo molare superiore si articola con il solco vestibolare del primo molare inferiore. In pratica, il primo molare superiore si trova più indietro di circa metà dente rispetto al primo molare inferiore.

Un rapporto molare di prima classe non comporta necessariamente un’occlusione ideale: fattori quali le dimensioni dei denti rispetto alla lunghezza delle basi ossee, malposizioni o anomalie dentarie, contrazioni trasversali di una od entrambe le arcate, ecc., possono porre le basi di una malocclusione anche in presenza di un rapporto molare ideale.

Possiamo affermare che le malocclusioni di prima classe sono generalmente più facili da affrontare rispetto a quelle di seconda e terza classe in quanto non prevedono di norma spostamenti in senso mesio–distale (cioè verso destra o verso sinistra se si osserva la bocca in visione laterale, come nelle foto sopra) dei molari superiori nè estrazioni di premolari o altri denti. Può essere comunque necessario ridurre le dimensioni mesio–distali di elementi particolarmente grandi mediante riduzione interprossimale (IPR ostripping) o espandere il diametro delle arcate per risolvere l’affollamento.

Mal occlusione 2° classe

Le malocclusioni di II classe possono essere ulteriormente distinte in due sottodivisioni, a seconda della presenza o meno di overjet.

Condizione comune a tutte le malocclusioni di seconda classe (siano esse classificabili come prima o come seconda divisione), è la presenza di una mandibola retrognatica, ovvero posizionata “più indietro” rispetto al mascellare superiore. Ciò è dovuto, nella maggioranza dei casi, ad una insufficiente crescita mandibolare, anche se può coesistere un contemporaneo ipersviluppo del mascellare superiore.

In entrambi i casi, l’effetto complessivo è quello di due arcate che, osservate di profilo, risultano non combacianti; a livello dentale questa disarmonia scheletrica può essere più o meno evidente a seconda della presenza o meno di overjet fra gli incisivi: le malocclusioni di seconda classe/prima divisione sono caratterizzate dalla presenza di overjet mentre quelle di seconda classe/seconda divisione sono caratterizzate dall’assenza di overjet.

Mal occlusione 3° classe

Nelle terze classi, la mandibola si trova in una posizione più avanzata del normale rispetto al mascellare superiore, con gli incisivi che contraggono in genere un rapporto di “testa a testa” quando non (nei casi più gravi) di palese inversione del morso.

Alla base di una malocclusione scheletrica di III classe vi è quasi sempre una mandibola eccessivamente sviluppata in senso antero–posteriore, anche se può coesistere la presenza di un mascellare superiore iposviluppato a peggiorarne il quadro.

Nell’età dello sviluppo, si può cercare di frenare la crescita di una mandibola esuberante mediante l’utilizzo di apparecchiature mobili le quali, tramite forze elastiche applicate sul mento e in direzione dei condili, ne rallentino lo sviluppo, o favorire la crescita di un mascellare superiore iposviluppato impiegando un apparecchio che in trazione ne stimoli la crescita in direzione anteriore (come la maschera di Delaire mostrata nel video seguente).

Maschera di Delaire

In età adulta, una grave malocclusione scheletrica di III classe che incida sulla funzionalità masticatoria e sull’estetica, può essere risolta solo facendo ricorso alla chirurgia maxillo–facciale.

Retrazione mandibolare chirurgica

In presenza di una malocclusione di entità più lieve, si può cercare di compensare la discrepanza scheletrica fra le due arcate lavorando sull’inclinazione degli elementi dentali anteriori, entro i limiti biologici consentiti.

Principali tipi di apparecchi

APPARECCHIO FISSO
APPARECCHIO MOBILE
ESPANSORE PALATALE
TRAZIONE EXTRAORALE
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